giovedì 6 agosto 2009

... Senza parole....

Non so quante volte ho provato ad iniziare questo post. Ho iniziato ieri, quando è successo tutto, ma non sono riuscito a scrivere più di due righe.

Mercoledi 5 AGOSTO 2009
Per la prima volta sono in seria difficoltà.... sento il bisogno di scrivere ma non trovo la serenità giusta per farlo.... il fatto è che avrei più bisogno di parlare ma sono nella condizione di Adriano Celentano nella sua "Azzurro".

Essere medico o comunque operare con la salute altrui ti porta a far parte della vita delle persone più di quanto, credo, possa capitare alle persone non medico o non operatore di salute ... e quando parlo di vita ne parlo considerandone tutti gli aspetti anche quello della morte.

Oggi ho avuto il mio primo confronto diretto con la morte in questa nuova realtà che sto vivendo.
Non è la prima e sicuramente non sarà neanche l'ultima ma non credo che mi riuscirò mai ad abituarmi... non c'è una morte diversa dall'altra o una più o meno grave dii un'altra ma quella di un bambino credo sia sempre un caso a parte.

.... cesareo d'urgenza.... il ginecologo chiama tutti a raccolta come al solito... la cosa differente stavolta è che già sappiamo che non è il quadro della mamma a preoccupare ma quello del bambino... Il piccolo viene tirato fuori alle 14 e 45.... da dietro le mascherine ci si può guardare solo negli occhi e lo sguardo che ci siamo scambiati con la matrona è stato quello di un allarme silenzioso; si capisce subito che c'è piu di una cosa che non va.
Solita procedura... aspirazione, stimolazione... niente... il piccolo ha aspirato meconio non si sa da quanto tempo, è un attimo... viene intubato mentre partiamo con la rianimazione cardiopolmonare. In una attimo tutta la sala operatoria era attorno a quella culletta. Alla mia destra la matrona, alla mia sinistra una collega con l'ambu e di fronte a me l'anestesista. IL tutto si è svolto senza una voce fuori posto, sempre a voce bassa... si poteva sussurrare con la certezza di essere ascoltati. In tutto questo non ho mai distolto lo sguardo da quello che stavo facendo, se non per guardare il monitor cercando disperatamente qualcosa che si muovesse in quel dannatissimo schermo, ma mi sentivo una ventina di occhi addosso...
L'area chirurgica vive di una vita a parte rispetto a tutto il resto dell'ospedale... Quando entri sei sempre circondato da persone bardate di tutto punto mascherina inclusa e sinceramente a parte qualcuno, avrei serie difficoltà a riconoscere chi sta in quirofano quando è in abiti "civili" e quindi tutti quelli che mi circondavano, a parte il ginecologo e la matrona, erano dei perfetti sconosciuti.
Man mano che il tempo passa sento crescere in me un profondo senso di inadeguatezza e impotenza... sappiamo tutti che per legge una manovra rianimatoria deve procedere per almeno 30 minuti... sono passati 45 minuti e non sento più le braccia e così credo la collega che ventila il piccolo... continuiamo in silenzio... ad un certo punto alzo lo sguardo e incontro quello del ginecologo... in silenzio mi sta dicendo "basta!"..... sono le 15 e 45 minuti.
Fuori dalla sala chirurgica ci aspetta il padre del piccolo... E' il ginecologo a parlare, con pacatezza e una infinita delicatezza; aveva già preparato ad una situazione difficile perchè la signora era arrivata al pronto soccorso con complicazioni già in corso ma lo sguardo di quel papà cercava risposte che nessuno di noi avrebbe potuto dare... Tutto il colloquio si è svolto a bassa voce... e il dolore che traspariva dagli occhi è stato un dolore silenzioso e pieno di dignità....
Ci congediamo in silenzio e ognuno prende la sua strada...
Alle cinque e mezzo decido che per oggi è abbastanza.... Passo dalla reception e saluto come al solito le ragazze... sanno già tutti quello che è successo e il saluto stavolta è appena accennato... Quando sto per uscire mi sento chiamare "Doctor.... desculpe!".... E' il papà del piccolo che non ha avuto il tempo di vedere la luce... Mi approccia chiedendo se la moglie fosse già uscita dalla sala operatoria ma credo che fosse solo una scusa... Non era cambiato lo sguardo interrogativo era cambiata credo la presa di coscienza di quello che era successo....
Abbiamo parlato quasi un'ora in uno spagnolo serratissimo lui in uno un po più stentato il mio...
Abbiamo parlato di cause, di possibilità e di quello che si è fatto con un ritmo incalzante di domande e risposte a cui non potevo sempre rispondere in maniera convincente e del resto non credo che ci sia risposta definitiva sul "perchè" un figlio non ci sia più...
Ci congediamo... mi stringe la mano con forza e ringrazia con un "gracias" che non ha nulla di formale....
Mi trovo immediatamente a riflettere sul fatto che in realta sono io a doverti ringraziare, padre di un figlio mai vissuto, per la lezione di dignità che mi hai dato....

1 commento:

  1. ....e io ringrazio te per aver messo su questa pagina una fetta della tua anima...

    ;o)

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